La Locandiera di Marechiaro è Raffaella Fico
L’opera goldoniana è stata tradotta e non tradita, l’ambientazione è stata spostata dalla toscana del ‘700 nella vivace Napoli Borbonica del 1770, la traduzione e l’ambientazione è stata affidata a Rodolfo Fornario, che si è lasciato ispirare da una visione registica di Nando Sessa.
Bei costumi e scene importanti ci lasciano immaginare e ci riportano alla Locanda di Marchiaro citata dal M° Paisiello… magari, perché no?
La stessa locanda musicata nel 1768.
Lo stile e l’eleganza della Napoli colta, si sposano con l’aria che si respira all’interno delle vicende che si susseguono nella locanda di Donna Miranda (Raffaella Fico).
I due nobili, improbabili e impossibili pretendenti della Locandiera, tengono alto e vibrante lo spirito allegro della storia, non di meno l’affascinante e misogino cavaliere che, volente o nolente, potrà o dovrà cadere ed essere buggerato dal tiro che gli giocherà l’avvenente locandiera.
Il gioco delle due commedianti, la prima (donna Assunta) con travestimenti machiavellici si presterà a fare da spalla e complice alla cara amica Miranda e la seconda (donna Carmela), personaggio decisamente più caratterizzato, portano un tono di musicalità e teatralità interessante e inaspettato all’intera commedia.
Il cameriere della locanda, Fabrizio, innamorato non corrisposto almeno all’apparenza è il classico giovanotto bello ma debole, fedele servitore e speranzoso amante della bella Donna Miranda.
La chiave registica adottata, si giova, come in un’opera Platina, di un sorprendente e accattivante prologo iniziale.
Il sempre attuale tema toccato dalla protagonista di quest’opera, diventa un baluardo di un’emancipazione sociale ante litteram della figura femminile: evoluzione culturale, diritti e dignità, ma anche una chiara e precisa coscienza di un’arma tutta femminile, la bellezza insita in ogni donna, arma della quale la nostra Donna Miranda sa usare con rara maestria.
Una regia accurata e pignola curata da Nando Sessa, un’attenta ambientazione napoletana con scene belle ed evocative a cura di Susi Schiappapietra, costumi curati e realizzati da “Costumia”, e la fine direzione e ricerca storico-musicale del M° Paolo Addesso del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli completano un allestimento degno ‘un’opera goldoniana.
Lo spettacolo sarà in scena da febbraio 2025 ad aprile 2026 inclusa la tournèe estiva.